Roma 1951- Milano 2014.
Si laurea in Scienze Politiche all’Università Cattolica di Milano con la tesi dal titolo Genesi psicosociale dell’opera d’arte e suo momento ideologico, seguendo giorno per giorno la “genesi” dell’opera Apocalisse di Enrico Baj, esposta in seguito in una grande mostra presso la Fondazione Marconi di Milano.
Grande appassionato ed esperto conoscitore di arte, dai fondi oro alle opere contemporanee, è frequentatore assiduo di musei e accademie in Italia e all’estero ed entra in contatto con importanti studiosi e critici d’arte.
Roberto Ciaccio svolge attività didattica presso alcune scuole superiori e Università.
La specificità e la singolarità delle opere di Roberto Ciaccio, artista intellettuale attento alla complessità della ricerca in termini interdisciplinari (filosofia, musica, poesia, architettura), lo collocano nell’ampio panorama artistico contemporaneo.
Il suo lavoro si realizza attraverso modalità tecniche differenti: grandi opere su metallo, dipinti a olio, grandi opere a collage su carta (studi), monoprints e incisioni.
I lunghi tempi di realizzazione delle opere evidenziano un percorso artistico profondamente concettuale che lo porta ad esiti di pura astrazione.
Luce, tempo, traccia, memoria sono dimensioni costitutive della sua poetica.
Il lavoro, che si pone ai limiti tra scultura e architettura, coinvolge lo spazio espositivo in una forte integrazione visiva e strutturale. In particolare le grandi lastre di metalli diversi – ferro, rame, ottone, zinco – con la loro fisicità, cromia e luminosità, che in taluni casi è riflettente in senso speculare, trovano suggestive corrispondenze con gli spazi che le ospitano. Esse aprono spazi illusori tridimensionali al proprio interno attraverso le molteplici stratificazioni dei piani e dei valori cromatici luminosi dei metalli. La complessità dell’opera nelle sue sinestesie si configura come opera d’arte totale.
I caratteri timbrici e il ritmo proprio delle variabili luminose delle sequenze seriali delle opere inducono ad un pensiero visivo intensamente musicale.
Il suo lavoro ha ispirato originali partiture per pianoforte (Philip Corner, Daniele Lombardi).
Il lavoro di Ciaccio trova espressione anche nella Stampa Originale, in un lungo sodalizio con lo stampatore Giorgio Upiglio di Milano, con il quale realizza nei primi anni ’90 l’opera Annotazioni di luce in otto momenti per Holzwege di Martin Heidegger, entrata a far parte della collezione del Dipartimento Libri e Stampe del Moma di New York e tra il 2003 e il 2006 le edizioni Infinitononfinito e Leçons de ténèbres/Le son des ténèbres. Revenants dedicata a Jacques Derrida. Con Giorgio Upiglio realizza anche una serie di grandi monoprints e lastre pensate nella reciprocità del loro dialogo a specchio.
Le grandi lastre matrici nel corso del processo creativo divengono opere a se stanti, dotate di una assolta autonomia espressiva.
Attraverso queste opere, nella loro tensione metalinguistica, e nella costante interrogazione degli strumenti, Roberto Ciaccio ha paradossalmente – rispetto alle posizioni di Walter Benjamin – messo in discussione esiti e procedure del lavoro a stampa, orientando il percorso mentale e visivo dell’opera verso l’irriproducibilità tecnica e l’unicità, ridefinendo il concetto stesso di originale e di serialità.
La serialità è infatti concepita a partire dall’infinita potenzialità della matrice che genera un continuum senza fine di varianti dell’immagine. L’elemento tempo scandisce la differenza delle sequenze con intervalli e differimenti.
Importante e significativo il rapporto con alcuni filosofi con i quali l’artista è in profonda sintonia poetica e spirituale.
Nel pensiero di Martin Heidegger, di Jacques Derrida, di Remo Bodei si rintracciano le matrici concettuali di una profonda riflessione filosofica.
“Luce” (Licht), “Radura” (Lichtung), “Limite” (Riss): le cose del mondo si presentano nel contrasto tra luce e oscurità (Martin Heidegger).
Différence (Jacques Derrida) rinvio infinito, suono tempo visione.
Sul suo lavoro in relazione al rapporto arte-filosofia si sono tenute tavole rotonde e convegni. Innumerevoli i contributi critici e filosofici sulla sua opera.
Intenso l’incontro con il poeta ungherese Tomaso Kemeny, che dedica al lavoro di Roberto Ciaccio poesie dalle forti immagini espressive.